Top 5 Things To Consider Prior To Setting For An European Holiday Trip

With your coming trip to Europe, a European plug adapter is a must carry item for you to enjoy your excursion as planned. With the latest technological advancements, electronics play a big role in our lives and you will need this plug adapter so as to enjoy the pleasures which only your electronics can give during your European stay.

These plug adapters have been designed in such a way that they can be safely be used in most of the domestic power sockets of the European countries. This will definitely be a necessity for you to be able to plug your electronics into the European power outlets.

Some things to consider before setting out for a trip to Europe

  • Identify which countries you will be travelling to and then choose the plug adapters accordingly for specific countries.
  • Take note of the appliances brought along that will need power converters. Make sure that the purchased converter can handle the number of watts produced by the electric appliances. Certainly, no one would like to blow up his or her electric appliances before even the beginning of their adventure.
  • Before you are set for your trip, make sure that your appliances have built-in 110/220 volt converter. If not, you will need to purchase a voltage converter to use along with the standard plug adapter.
  • Europe has different electrical outlet configuration and it uses different voltages. For example, many European countries uses 220 volts power outlets while in North America 110 voltage outlets are utilized. What basically does this mean? If you plug in an electrical appliance from North American into a European power outlet, your electric appliances will definitely melt.
  • Higher end electronics such as laptops or mp3 players have in-built voltage adapters so they can’t be affected with the voltage difference but cheaper electronics like hairdryers or curling irons don’t have a built-in voltage adapter which would cause them to blow up. Therefore be sure to check the voltage in which your electronic appliances operate. It is usually printed on the power element or near the plug.
  • Consider looking for step down grounded transformers that offers a 150 wattage maximum capacity, stepping it down from 220 or 240 volts to 110 or 120 volts and choose one with an on and off switch. You can use your laptop computer with this. This will come handy especially if you carried your job with you or if you will be working during your travels.

Well, after following the above tips to the letter, you will definitely look forward to another tour back to Europe.

CELLULARE IN REGALO – VINCITORE

Dopo il rinvio di un mese eccovi finalmente il nome del vincitore /vincitrice del celluare: terry.o….@

Ho giò mandato una mail ala persona interessata, nel caso non rispondesse in 3-4 giorni farò una seconda estrazione.

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IL BOSS E L’ ITALIANA – FINALE N. 1

Dopo tanto parlare ecco il primo finale del racconto il Boss e l’Italiania; questo lo ha  firmato  Sandy.  Altri?

Domani pubblicherò il nome del vincitore del cellulare.

Buona lettura.

Improvvisamente si svegliò, si girò e vide accanto a sé un corpo che non riconobbe subito.
Nora Nora Patti dalla testa rossa. Perché sono partito di colpo che ore sono mezzanotte a new york le sei Patti sta aspettando il suo nuo vo produttore Cristo uno stramaledetto Jeff Bridges più magro il fascino lo stesso e più giovane. Molto carino dice lei premuroso. Poi cominceranno le registrazioni ma perché si ostina a cantare e poi in mezzo a tutto quel fumo e a quei bicchieri vuotati per dare realismo dice lei e il nostro caro ”Jeff” che fa intanto?

E io che non riesco a scrivere niente esibizioni cretine le stesse gag sul palco e ora tutto questo su e giù. Figli miei e non miei e abbracci e pugni Patti dalla testa rossa quando l’ho incontrata li aveva ricci una grossa testa di rossi ricci mi amava mentre io facevo la rockstar e facevo lo scemo con quella chitarrista nel “tunnel of love” come si chiamava cazzo neanche me lo ricordo più che sguardo triste!

Una ragazzina attempata mi sono innamorato della sua giovinezza passata una belle figurina sì bisogna dirlo adesso un po’ ingrassata anch’io del resto invecchiati insieme avuto coraggio ad innamorarsi di me il mediterraneo che estate!L’ho amata come se fosse stata la prima volta fatto di me un uomo i capelli sulla sabbia fredda come due adolescenti qualunque se fosse arrivato qualcuno?

Torno a casa domani si torno doman si domani si si sisi

“Ehi Brucie, dormito bene?”

“Non tanto, jet lag”

“Jet-lag”!? Vuoi frittelle e miele’”

“No, per favore , niente dolci”

“Rognoni al burro?”

“Oh Patti, ma ti pare?Non esagerare con il “tuo” Ulisse. A proposito e il disco?”

“Registriamo qui;”Jeff” lo trova molto carino questo posto”

“Jeff! Ma io non ci sarò quando arriverà con le scarpe gialle e un cesto di frutta”

“Ah, leggi di nascosto i miei libri”

Bruce divorò le uova e bevve il solito caffè lungo

“Cavallo?”

“No vai tu. Sono davvero stanco”

Rimase solo, si stese sul divano con “Umiliazione” di Philip Roth. Chiuse gli occhi.

Nora, gli occhi ancora chiusi ,allungò la mano. Accanto a lei il letto era vuoto e freddo. “Se ne è andato e adesso che faccio?”

L’acciottolio dei piatti giù in cucina la rincuorò, scese di corsa. Bruce stava preparando la colazione.

“Ciao, zucchero, dormito bene?”

“Mmm”

“mal di testa? Questo te lo farà passare” e le allungò una tazzona di caffè

“Acqua Bruce, pura acqua”

“Sai come siamo noi Americani” Poi si alzò, le andò vicino e le sfiorò il collo con le labbra. “Andiamo di sopra” le sussurrò.

“…..e i bambini”

“Fuori con Giulia , per un bel po’”

Passò il mal di testa, passò la paura, Bruce era sempre lì.

“….e oggi pomeriggio che si fa? Bruce disse infilandosi una Tshirt stinta. “Dentista e spesa.

“ Wow”

“Vuoi canederli o frico?”

“canederli….in brodo” rispose con un sorriso tirato

“Bravo Bruce” fecero i bambini

Non entrò dal dentista, rimase sulla piazza. Sulla panchina di fronte a lui due ragazze cominciarono a fissarlo sorridenti. Accavallarono le gambe; qualcosa gli si rimescolò nello stomaco”Speriamo sia lo stomaco” Vecchio satiro eccitato da due ragazze su una panchina, ti guardano e certo continua a leggere quel maniaco di Roth per essere un intellettuale di New York! Basta io sono un americano semplice la frontiera la terra promessa al massimo Walt Whitman.

Luci e rumori in cucina, buio fuori, Giulia partita, i bambini a giocare.

“Senti, vengo a vivere qui con voi”

Nora sorrise”Sicuro?”

“Si, devo ricominciare, gli eroi ricominciano sempre. Devo scrivere e sento che qui posso farlo. Ho già un mucchio di idee, sarà l’album delle rinascita”

Salì in camera, prese la chitarra. Si sedette di fronte a Nora che impastava pane, latte, uova e speck. Un po’ di nausea. Passata

“Senti questa per cominciare e annunciare il cambiamento” strimpellò un paio di note accompagnandole con dei “la la la” fino al verso fondamentale The times they are a changing…

Nora continuò a impastare “…e questa per te ,la intitolerò “The girl of the north country” “la la la In the north country fair where the summer ends and the river…..”

“Sei sicuro Bruce?”

”Non ti piacciono?”

“Oh si molto!”

“E poi senti questa”

“Brucie che c’è?”

“Sei tornata’ Stavo leggendo”

“ Sei pallido”

“Stavo pensando a un nuovo album, ho in mente una canzone per te “Jersey girl”

“Jersey girl?” disse Nora

“Si Patti, non ti sembra bella?”

“Brucie vieni a stenderti

“Bruce vieni a stenderti”

“Mi sento strano”

“Si un po’ lo sei, non ti vedo tanto bene.”

“Cosa vuoi dire”bruce chiese spaventato.

“E’…..come se il tuo viso si stesse scomponendo in tanti piccoli pezzi tipo… caleidoscopio”

“Brucie prendi un’aspirina. Senti tesoro Jersey girl è di Tom, Tom Waits. Il tuo si chiama incubo”

“Come è la mia faccia?”

“Pallida”

“….ma intera?”

“Si certo”

“…..non un caleidoscopio?”

“Un caleidoscopio si,Bruce, hai anche dei sottili baffi..

“Ciao Baby, ho buttato la mia valigia , stasera resto con te”

“Ciao Bobby” fece Nora abbracciandolo

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IL BOSS E L’ ITALIANA

Il sondaggio ha visto vincere i SI’ con un prepotente 69%, cosa che in effetti mi aspettavo dato tutto l’interesse che si è creato intorno a questa saga, per il quale, naturalmente, vi ringrazio.

Inoltre, questo risultato mi permette di realizzare un’idea che avevo da un po’:

GRANDE CONCORSO LETTERARIO: “SCRIVITI DA SOLO IL FINALE DE ‘IL BOSS E L’ITALIANA’ !”

Mi raccomando: partecipate numerosi con il finale che vorreste. I vostri testi saranno pubblicati e sarete nuovamente voi a decidere quale sarà il finale vincente.

Certo, se nessuno di voi ha mai scritto un racconto simile è perché non ha mai saputo o voluto farlo.

Certo, è pur vero che è difficile continuare una storia pensata da un altro autore, che quindi ha vincoli prestabiliti…

…ma proprio qui sta la sfida!

Ho letto i vostri commenti e vi ho trovati appassionati e costruttivi, sono sicuro che avete già in mente cosa potrebbe succedere e come raccontarlo al meglio.

Non siate timidi! Mettete in pratica le vostre idee!

Sarete voi stessi, con la vostra spiccata capacità di giudizio e il vostro acuto spirito critico, a vagliarle attentamente e scegliere quale diventerà il finale “ufficiale”.

Inviate i vostri elaborati a larryetsi@gmail.com (max. 2000 parole). Ovviamente, ognuno può proporre anche più di un possibile finale.

L’autore del finale che sarà eletto “ufficiale” sarà premiato con…

…con….

A questo, a dire il vero, non ho ancora pensato, ma un riconoscimento ci sarà di sicuro.

(Non pompini, comunque).

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IL BOSS E L’ITALIANA

A quanto pare devo ringraziare il Cala per tutta questa pubblicità gratuita per il racconto Il boss e l’ italiana.
Visto il notevole interesse vi propongo il seguente sondaggio.
Vi raccomando di votar numerosi che sono molto curioso del risultato.
Buona domenica a tutti.
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IL BOSS E L’ ITALIANA – 19^ PUNTATA

Puntata numero 19 del racconto di Sharonlacorta, buona lettura e buona settimana.

A casa, Giulia cercò di distrarre i bambini che erano comunque sconvolti, mentre Bruce si occupava di Nora, che piangeva a dirotto.
“Cerca di stare tranquilla… Per ora è tutto a posto…”
“Mai! Mai mi sarei immaginata che sarebbe arrivato a un punto simile!!” le lacrime della donna sembravano inarrestabili.
“Stai calma, calmati! Cerca di tornare in te, devi andare dai tuoi bambini. Sono qui, ora. E hanno bisogno di te”
“Hai ragione, – rispose, tirando su col naso – vado a lavarmi la faccia”
In quel momento Giulia entrò nella camera.
“Come va?” chiese, indicando con un cenno del capo la porta del guardaroba che dava sul bagno.
Bruce esibì un’espressione per nulla convinta.
“E’ molto provata”


“Te credo – rispose Giulia – Certo è che i due di sotto mica vanno tanto meglio”
Bruce si allarmò.
“Piangono?”
“Andrea ha gli occhi lucidi. E tutti e due li hanno fuori dalle orbite”
Bruce si fiondò giù dalle scale.
“Forse posso fare qualcosa… Almeno per il bambino”
Di nuovo Giulia indicò il bagno.
“Quando esce la rincuoro un altro po’, poi scendiamo”
Ma Bruce era già per le scale.
Andrea era pallido. Tremava leggermente. E aveva gli occhi sgranati e lucidi, proprio come aveva detto Giulia. Bruce si sentì impotente di fronte a tanto spavento, a tanto dolore. In grazia del suo piccolo feeling sviluppato col bambino tentò, in un italiano assai stentato, di consolarlo: gli si accosciò di fronte.
“Ehi”
Il bambino lo guardò come se non lo riconoscesse. Aprì le braccia per accoglierlo, ma il bambino non si mosse. Emma invece, fino a quel momento rimasta in parte, prese suo fratello per mano e lo forzò a buttarsi nell’abbraccio, approfittando anche lei del conforto offerto.
“Io non sono cattivo, non voglio fare male a nessuno” esordì Bruce.
Emma lo guardò.
“Lo sappiamo. Ma non vogliamo più vedere papà e te che vi picchiate”
“Non succederà più” promise.
Piagnucolante, Andrea chiese:
“Dov’è la mamma…?”
“Sono qui…”
Nora scese le scale, l’incedere incerto, gli occhi arrossati.
Andrea si liberò dell’abbraccio di Bruce e corse incontro a sua madre.
Emma e Bruce rimasero a guardarsi ancora un attimo. Poi la bambina buttò le braccia al collo di Bruce. L’uomo la strinse a sé e provò un gran calore al cuore. Mai si sarebbe sognato di prendere il posto di nessuno, padri, madri, perché possono essere le persone più spregevoli che esistano ma così ha stabilito il destino per te. Si può scegliere altrimenti, certo, ma la propria tutela non può essere imposta. Lui era entrato delicatamente nella vita dei bambini, poiché in tal modo aveva gestito le cose la loro madre. Lei non aveva imposto loro la presenza di lui né aveva tentato di comprare per lui un ruolo, aveva semplicemente atteso che le cose accadessero da sole, come in effetti era stato. Emma si staccò da lui, anch’ella cogli occhi lucidi, poi corse da sua madre.
Nora, stringendo i suoi figli, si rimise a piangere. Ormai la sbornia era bell’e che smaltita, restava soltanto un grande dolore. Si misero tutti sul divano, abbracciati, la stufa accesa, Giulia che s’era adoperata per preparare un tè per tutti. Dopo un po’ Nora e i bambini, abbracciati a lei, si addormentarono. Bruce cercò di fare in qualche modo gli onori di casa.
“Giulia, credo che tu possa dormire nella stanza dello yoga…”
“E’ lì che normalmente Nora mi ospita… Ti ringrazio, faccio da sola. Credo sia meglio anche per te se riesci ad andare a riposare”
“Sono stanco in effetti. Però non volevo lasciar loro così… Sul divano…”
“Non preoccuparti. Se si sveglierà Nora, li porterà a letto lei”.
Bruce rimase dubbioso.
“Ok…”

Verso le tre di notte Bruce sentì dei movimenti nel letto. Finalmente Nora era arrivata. Aveva continuato a girarsi e rigirarsi nel letto, quasi infreddolito dall’assenza di lei.
“Sei riuscita a portarli a letto?”
“Sì… Pesano una tonnellata ormai, è uno scherzetto che non riesco a far più con tanta disinvoltura”
“Avresti dovuto chiamarmi”
“Sì… avrei dovuto chiamarti”
“Come stai?”
“Sono ancora molto scossa”
“Mi dispiace molto per quello che è successo. Ti chiedo scusa, di rado perdo le staffe, e tanto da aggredire qualcuno sarà successo due volte e quando ero davvero molto più giovane di così. E poi non ho nessun diritto in intromettermi, men che meno con queste modalità”
Nora accennò un lievissimo sorriso.
“C’è da augurarselo…”
“Ma non sono scossa propriamente da quello” continuò.
“Quello che mi spaventa e quindi mi lascia scossa, è che avrei voluto che lo ammazzassi” precisò, gli occhi bassi.
Bruce scosse la testa, anch’egli mostrando un lieve sorriso.
“Ma no, stai tranquilla. Credo sia una reazione abbastanza naturale da parte di una madre alla quale sono stati sottratti i figli, anche se per un giorno soltanto. Vedrai che col passar del tempo quel desiderio ti abbandonerà e succederà anche rapidamente”
“Difatti è già passato. E’ per questo che dovrò rincontrarlo e parlargli. E’ stato indecente il suo comportamento e il mio… Dobbiamo chiarire”
Bruce rimase un po’ perplesso. Era un atteggiamento cui sottendeva un ragionamento complesso, tipicamente dietrologico, tipicamente femminile. Ma come aveva già specificato ad entrambi i “contendenti” doveva starne fuori. Avrebbe vegliato su Nora per evitare che ci fossero altri scontri ma non si sarebbe più permesso di scagliarsi così contro il marito. O almeno ci avrebbe provato.

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IL BOSS E L’ ITALIANA – 18^ PUNTATA

Puntata numero 18 del racconto di Sharonlacorta.
Buona lettura e buona domenica.

Il mattino dopo, Nora era ancora sprofondata nel cuscino. Bruce, che aveva dormito – male – accanto a lei, sentì suonare il campanello. Si mise addosso qualcosa e scese ad aprire. Era Giulia. Si abbracciarono e restarono abbracciati un momento, poi Bruce la guardò. Giulia non l’aveva mai “immaginato” così: lo sguardo di Bruce era spaventato. Deglutì rumorosamente, poi disse:
“Ehi Giulia… che stanno facendo alla nostra Nora?”
“Lei dov’è?”
“Di sopra. Dorme ancora. Ieri sera son riuscito a toglierle la scimmia di dosso ma… ha degli strascichi brutti stamattina. Vieni di sopra”
Giulia si tolse al volo il cappotto e salì con lui le scale.
Entrata nella camera da letto vide l’amica stravolta, la faccia abbottata, borse grigie sotto gli occhi chiusi, i capelli per aria. Si sedette sulla sponda del letto e le accarezzò il viso.
“Ehi…”
Nora aprì a stento un occhio, poi tutti e due, sorpresa di vedere l’amica lì con lei.
“Giulia… – biascicò – che ci fai qui…?”
Giulia guardò Bruce.


“Ho fatto bene a cazziarlo prima di tornarmene a casa la volta scorsa… Mi ha subito informato del fatto che stai facendo la lazzarona”
“Mmmmmmmmmhhhhhhhhhhhhh………” Nora ficcò la testa sotto il cuscino.
Giulia fece capolino da un angolo del guanciale.
“No, dico: e i tuoi figli? Hai intenzione di lasciarli in mano a quel fetente del loro padre per poterti liberamente crogiolare nel dolore?? Io non credo proprio. Bruce credo sia stato troppo morbido ieri… io ti ficco sotto la doccia gelata!”
“No!” Nora saltò fuori da sotto il cuscino. Bruce sorrise. I metodi di Giulia erano… originali ma efficaci.
Nora strizzò gli occhi e si lamentò.
“Ho un mal di testa…”
“Beh fattelo passare. E vatti a riprendere i tuoi figli”
Bruce agì da cuscinetto. Mentre Giulia la bombardava, Bruce l’aiutava a lavarsi, vestirsi e farsi passare il mal di testa. Alla fine era pronta in soggiorno.
“Non vorrete mica farmi andare da sola, vero?”
“Non vorrai mica che ci presentiamo come i tre porcellini, vero?!” ribatté Giulia.
“Potremmo accompagnarla… – suggerì Bruce – restare in macchina a distanza, giusto per controllare come si comporta suo marito”
Giulia restò accigliata.
“Sempre a rendergliela facile, tu… Vabbè, sì si può fare”
Bruce aiutò Nora a salire in macchina, Giulia salì dietro. Chiese a Jon di rimanere a casa, avrebbe guidato lui.
Si fece indicare la strada dalle due donne, e mentre guidava sentiva una gran rabbia crescergli dentro. Certamente Nora era adulta e vaccinata ed in grado di ponderare le sue scelte. Però la situazione contingente certo non l’aveva aiutata: anche se la storia adulterina, trasformatasi in una vera e propria relazione non la discolpava del tutto, trovava le rivendicazioni dell’ex marito sui bambini addirittura vergognose e causa prima del “malessere” che da qualche tempo stava trascinando la donna in un baratro profondo e oscuro. Strinse le mani sul volante, finché le nocche non gli divennero bianche e si disse che, una volta a destinazione avrebbe dovuto resistere alla tentazione di scendere e riempire di pugni quell’uomo senza cuore.
Quando furono davanti alla casa Giulia e Nora scesero. Spense l’auto e scese anche lui, restando in piedi di fianco alla portiera del passeggero, le braccia conserte e un muso lungo che non lasciava presagire nulla di buono. Giulia si voltò a guardarlo.
“Coraggio… Va’ e rivendica i tuoi diritti. E non preoccuparti – indicò Bruce dietro le loro spalle col pollice – abbiamo una guardia del corpo sull’incazzato andante in caso le cose non prendessero la piega che vuoi…”
Nora non diede molto retta a quel che le diceva l’amica. Avvicinarsi a quella porta la faceva sentire col cuore greve. Alessandro l’accolse sulla soglia, ancora prima che lei si fosse avvicinata abbastanza da suonare il campanello.
“Torna a casa Nora: ti porterò i bambini quando sarà il caso di farlo…”
“Non puoi prendere i bambini a piacimento! C’è un’ordinanza del tribunale che te lo vieta!”
“I bambini stanno benissimo dove sono. Da quando hai deciso di fare di testa tua e di andare a scopare in giro col primo che ti è capitato sono diventati nervosi e aggressivi!”
“Non è vero!!” Nora iniziò a sentire il sangue che, anche per i postumi della violenta sbronza, le pulsava nelle tempie.
“Sei un verme!” Giulia rincarò la dose.
“Stai zitta tu, che non c’entri un cazzo con questa storia. E quello chi è, lo stronzo che ti sbatte? Hai anche avuto il coraggio di portarlo in casa mia??!?! Vergognati, sei una cretina!!” si avvicinò e diede uno spintone alla donna cui sarebbe bastato molto meno per rovinare a terra, come in effetti successe.
Bruce non ci vide più. Scattò felinamente verso l’uomo, coprendo i pochi metri che lo separavano dall’ingresso alla casa e gli si avventò contro, colpendolo ripetutamente al volto.
“Bastardo!! Ti approfitti di una donna che sta imparando a fatica a crescere i suoi figli da sola!! Azzardati ancora a metterle le mani addosso e ti ammazzo quant’è vero Iddio!!!”
Giulia e Nora, che nel frattempo si era rialzata, cercarono di separare i due contendenti, mentre le urla avevano richiamato i genitori di Alessandro e i bambini, che ebbero modo di assistere, fortunatamente solo in parte, al pietoso spettacolo.
“Mamma!!” Emma corse incontro a Nora che la prese in braccio al volo.
Andrea vide Bruce e si bloccò di colpo. Nora se ne accorse ma fu Giulia a correre a recuperare al volo il piccino e a iniziare a portarlo verso la macchina.
“Vieni Andrea… Bruce e papà stanno… giocando. Vieni, andiamo a casa a bere la cioccolata…”
Nora con in braccio la bambina si rifugiò a sua volta in macchina, mentre fortunatamente Bruce e Alessandro avevano smesso di darsele.
“Toh! Guarda guarda… Mia moglie si è scelta una mummia piena di soldi per partner! Si vede che aveva voglia di annoiarsi!”
Bruce non capì, ma minacciò ugualmente l’uomo.
“Non approfittarti del fatto che Nora è in difficoltà. E non approfittarti del fatto che io devo star fuori da questa faccenda. Potrei dimenticarmene”
Tamponandosi col dorso della mano un piccolo taglio sul labbro, una stilla di sangue dolce e ferrosa sulla lingua, Bruce risalì in macchina e ripartì con un grande stridio di gomme.

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IL BOSS E L’ ITALIANA – 17^ PARTE

Puntata numero 17 del raccontoTutta un altra musica – Il Boss e l’ italiana scritto da Sharonlacorta (grazie).

Se volete contattarla lasciate un commento o mandatemi una mail.

Bruce la portò di sopra che stava in piedi a stento. La mise a sedere sul letto in camera, poi andò in bagno e aprì l’acqua nella sua bella grande vasca angolare. Tornò in camera, accompagnò Nora in guardaroba, si spogliò e la spogliò, poi la fece entrare nella vasca e ci entrò a sua volta. L’acqua era calda… Nora riuscì soltanto ad indicargli una boccetta che era sul bordo, lui la prese e l’aprì: erano oli da bagno. Ne mise poche gocce e l’acqua si profumò subito. Quando la vasca fu abbastanza piena, chiuse l’acqua e avvicinò Nora a sé. La tenne abbracciata finché la sentì abbandonarsi, la testa sulla sua spalla, il naso sul collo sempre alla ricerca del profumo del suo dopobarba. Bruce le baciò delicatamente le labbra.
“Prometti che non lo farai più”
“… che buon profumo hai…”
“Nora. Promettilo. Pensa ai tuoi bambini”
“…mmmmhhhh… è per questo che bevo… non ci voglio pensare…”
“Ah bene”
“Smettila… non farmi sentire anche tu una merda. C’è già chi ci riesce benissimo”
“Non credo di aver mai fatto nulla per farti sentire in quel modo” si seccò Bruce.
“Ma è inammissibile che dei bambini facciano le spese della scelleratezza degli adulti”
“Se stai cercando di ridurmi a più miti consigli, ti posso assicurare che stai sbagliando metodologia”
“Nora! Tu devi essere… PRESENTE. Lucida. In te. Tu sei una madre. Non esiste nient’altro, nessuno e niente altro al mondo che si possa paragonare alla madre. Io sono venuto di corsa da te, ma tu fammi il favore di non crogiolarti, fatti passare la sbronza e poi vai a riprenderti i tuoi figli”
“Tu scherzi”
“Nemmeno per idea”
“Non mi tirerai fuori da questa vasca nemmeno col paranco”
Bruce fece scorrere la mano sul corpo di lei, sotto il pelo dell’acqua.
“Non c’è fretta…”
Si baciarono. Ma Nora non ce la faceva, non ce la faceva proprio a restare sveglia. Bruce la coccolò ancora parecchio in quella vasca prima che riuscisse a farla uscire. Si legò un asciugamano intorno ai fianchi, poi prese l’accappatoio, glielo infilò e la tenne abbracciata, strofinandola per asciugarla prima e per scaldarla. Nora teneva la fronte appoggiata sul petto di lui, un po’ di nausea, un violento mal di testa che stava per assalirla. Poi però le venne in mente una cosa.
“Nell’armadio… nell’anta in fondo a destra, vicino alla porta della camera… c’è una cosa per te”
“Davvero…?”
Incuriosito Bruce andò ad aprire l’armadio… e ci trovò un accappatoio nuovo di zecca e della misura giusta, per lui.
“Grazie… sei un amore”
Lo indossò – iniziava ad avere un certo fresco.
“Allora. Te la senti di andare a riprenderti i tuoi figli?”
“Non ce la faccio Bruce, davvero. Mi sento male”
“Ok. Allora ci andiamo domani. Va bene?”
Nora fece cenno di sì.
“Ora infilati qualcosa: vediamo di farti passare la sbronza del tutto”

In tuta, acciambellata sul divano, mezza avvolta in una coperta calda e con in mano una tazza di tisana, guardava Bruce con aria supplichevole.
“Ti prego: non farmi bere questa roba…”
“Se vuoi riprenderti devi farlo…”
“Preferisco stare male…”
“L’ho presa nella tua dispensa!”
“Appunto…”
Nora appoggiò la testa allo schienale del divano.
Bruce si allontanò per andare a recuperare la sua valigia: nella fretta di entrare in casa e soccorrere Nora si era dimenticato di prenderla. Nel rientrare in casa notò sulla mensola vicino alla porta il suo cellulare. Si soffermò sull’intera situazione per un momento, poi in effetti si rese conto che c’era qualcosa che non tornava. A prescindere dall’assenza scandalosa dei bambini perché il suo ex-marito si stava approfittando della situazione, un’altra importante mancanza si notava. Quella di Giulia. Giulia era la migliore amica di Nora, Bruce sapeva che erano legate come e più che se fossero state sorelle. Allora, pur concedendo una certa indulgenza per gli impegni di lavoro e quelli di vita privata che ognuno di noi può avere, si chiedeva come mai l’amica non si fosse ancora fatta viva. Almeno con una telefonata. Era semplice capirlo. Nora non le aveva ancora detto nulla. Nulla del marito che girava la frittata a suo piacimento, nulla del suo nuovo “hobby”. Non gli piaceva ficcare il naso negli affari degli altri, non gli era mai piaciuto. Ma pensò, per il bene della donna, che per una volta avrebbe fatto un’eccezione. Prese il cellulare, e cercò nella rubrica, pregando che Nora conoscesse una Giulia soltanto… Finalmente trovò il numero.
Giulia rispose com’era abituata a fare con la sua amica: senza salutare.
“Ma tu… com’è che non ti fai viva per mille anni e poi mi chiami a quest’ora così, senza preavviso?!” il tono era sereno, l’amica era contenta di sentirla.
“Giulia… sono Bruce”
“Ehi… che ci fai col cellulare della mia amica?”
Bruce le raccontò tutto, con dovizia di particolari. Giulia dapprima trasalì, poi iniziò a suonare decisamente preoccupata. Decise che sarebbe partita l’indomani mattina di buon ora.
“Grazie Giulia e.. scusa se… mi sono intromesso, ma mi sembra che Nora abbia proprio bisogno di te”
“Hai fatto bene, caro, ti sono grata per avermi chiamato. Ci vediamo domani”

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IL BOSS E L’ ITALIANA – 16^ PARTE

Si continua con il racconto di Sharonlacorta.  Vi raccomando di non perdervi il post di domenica, son molto curioso del risultato.

Capitolo V

Mancava poco a Natale. L’atmosfera era greve, irrespirabile, si tagliava col coltello. Nora cercava in tutti i modi di filtrare per i suoi figli un natale lieto, fatto di preghiere, di merende con biscotti e latte caldo, di profumo di arancio e cannella, di stufa accesa… l’albero luccicava fuori in giardino. Ma suo marito stava lentamente cambiando registro: i loro rapporti erano sempre meno cordiali e sempre più afflitti da risposte secche, frizioni e pungenti dispetti. Che infantilismo fastidioso. Ma doveva essere brava e superare tutto questo, per amore dei suoi figli. Perciò, d’accordo – una volta tanto – col suo ex marito, decise di invitarlo a cena per la vigilia, in modo che i bambini vivessero, per la festa più importante dell’anno, una parvenza di normalità. Invitò anche i suoceri (con sua suocera era riuscita malgrado tutto a mantenere un rapporto di estrema sincerità e di discreta armonia), così per i bimbi sarebbe sembrato tutto almeno vagamente normale.
Mentre durante l’antivigilia preparava alcune delle pietanze che avrebbe servito la sera successiva, lo sguardo le cadde sulla bottiglia di marsala che aveva usato per fare la marinata del ripieno del tacchino. La tristezza che aveva provato vedendo Bruce partire poche settimane prima non l’aveva più abbandonata. Un sorso di qualcosa l’avrebbe tenuta su.
Guardò sulla credenza: c’era un’ottima bottiglietta di Rosso Fojaneghe. La aprì e se ne versò un bicchiere. Buono… Nonostante la sua vena creativa in cucina fosse alimentata dalla sua depressione e dalla disperazione causata dalla brutta piega che aveva ormai preso il suo matrimonio e la gestione dei bambini, sentì il bisogno di consolarsi con quel bicchiere. E con tutti quelli che gli vennero appresso.

La cena di natale, gastronomicamente fu un successo. La presenza dei suoceri stemperò l’atmosfera tesissima tra lei e Alessandro. Riuscì a non bere troppo, ma si accorse di come indugiava nel piacere della bottiglia quando era sola, i bambini a letto, la tv accesa in sottofondo. Ormai praticava poco lo yoga, un vero peccato per una dedicata come lei.
Una sera quando la bottiglia era ormai vuota, il fine settimana e la depressione alle porte, iniziò a frignare da sola, nel salotto. I bambini non c’erano: quel weekend se li sarebbe tenuti il padre, anche se non gli spettava. Mentre non riusciva a capire dove sarebbe potuto annegare il suo dolore, se nelle lacrime o nell’alcol, suonò il suo cellulare. Era Bruce.

“Ehi… – iniziò lui, tutto romantico e sussurato – sono io…”
Nora, singhiozzò rumorosamente, tirò su col naso, poi deglutì, sempre rumorosamente.
“Ehi” un tono che celava a malapena il suo disagio.
Bruce si “svegliò” dal suo torpore romantico.
“Nora! Che succede??!”
“Niente… n-niente”
Biascicava, riusciva a stento a pronunciare le parole in modo comprensibile.
“Gesù, Nora!! Che succede?? Stai male?? Parlami, per carità!”
“S-sto bene… bene. Sono solo un po’… tris-triste”
“E’ successo qualcosa?? Dimmi cos’è successo!!”
“No…” Nora, il viso deformato da un’orribile smorfia, iniziò a piangere in silenzio.
“Prendo il primo aereo. Domani sera al più tardi sono lì”
“No! Lascia stare, perf-perfavore!…”
La linea era già chiusa.
Cercare di richiamare si rivelò l’impresa più difficile della sua vita… Tutto era così confuso. In effetti non ci riuscì. E puntualmente Bruce suonò al campanello circa 24 ore dopo.

Aveva ancora bevuto. E non c’era modo di nasconderlo. Aprì la porta, gli occhi lucidi, di dolore e alcol, l’equilibrio non molto stabile sulle gambe. Quando la vide Bruce inorridì. S’era sparato 10 e passa ore di viaggio e per di più andando a prendere l’aereo di corsa per… una sbronza? Il primo acchito fu di provare una rabbia gelida. Poi la guardò meglio. Non era solo sbronza, era… disperata. Entrò in casa, un po’ rigido, poco disponibile ad un abbraccio o ad un bacio. Se c’era una cosa che odiava in una donna era l’ubriacatura. Quindi avrebbe dovuto appellarsi a tutte le sue forze per superare questo suo blocco e cercare di capire cos’era successo alla sua compagna.
“La stufa è accesa?” chiese.
Nora fece cenno di sì. Bruce la accompagnò in soggiorno e la fece sedere su un divano, quasi fosse lui il padrone di casa. Si tolse il giaccone, lo appese, poi si sedette vicino a Nora. Il tepore iniziò ad entrargli piacevolmente nelle ossa e a stemperare leggermente la tensione che si era frapposta tra loro. Si frugò nelle tasche, e non trovando nulla si alzò nuovamente per tornare al giaccone e tirarne fuori un fazzoletto. Si sedette nuovamente vicino alla donna e le soffiò il naso e le asciugò gli occhi, come fosse stata una bambina. Lei intenerita, e sempre più soccombente all’incipiente ubriacatura, si rimise a piangere. Bruce l’accolse tra le braccia, stringendola e confortandola con carezze e piccoli baci tra i capelli. Nora si lasciò andare, facendosi scuotere dai singhiozzi senza alcun ritegno.
“Su… su…” Bruce cercò di staccarla da sé e le passò il fazzoletto, che lei non usò.
“Sono tanto triste!! – piagnucolò – Ale mi tratta di merda e io devo fare buon viso coi bambini!! E’ stato un natale di merda! Di merda!!!!!!!” fu la rabbia alla fine a parlare per lei.
“Calmati, per favore” Bruce si guardò intorno.
“Dove sono i bambini?”
“Da lui”
“E perché? – si chiese, dato che conosceva bene le alternanze delle visite – non dovrebbero essere con te?”
“Sì, ma siccome lui ha detto che ultimamente sono nervosi perché si vede che io sono fuori di testa, allora ha detto che li avrebbe presi lui, perché con lui stanno meglio!!”
“Non è vero. Con te sono bravissimi. Perché non gli hai detto niente?”
“Perché non voglio fare scenate davanti bambini!!!” urlò rabbiosa Nora.
Bruce tacque. Comprese che non sarebbe stato facile dirimere quella faccenda. Cercò in ogni caso di raccogliere ancora qualche informazione.
“Quanto hai bevuto?”
“Io non ho bevuto…” mentì spudoratamente lei.
“Nora. – la voce si indurì, divenne quasi un ruggito, il nome proferito a denti stretti, come in un tentativo di trattenere la forza che lo avrebbe portato a schiaffeggiarla – Non prendermi per il culo. Quanto hai bevuto? Non te lo chiederò un’altra volta”
Nora lo guardò, gli occhi lucidi e pesti da cucciolo bastonato.
“Credo… quasi un paio di bottiglie”
“Di cosa?”
“Vino rosso”
“Ok, non è il massimo ma c’è di peggio. Vieni con me”
La prese per mano. Poi si voltò nuovamente verso di lei.
“Ricordati: non raccontarmi mai palle. Mai”
Nora lo guardò imbronciata. Poi abbassò lo sguardo. Si sentì come una bambina che l’aveva combinata grossa.

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IL BOSS E L’ ITALIANA – 15^ PARTE

Parte numero 15 del racconto di Sharonlacorta.

Buona lettura e buon fine settimana.

Il giorno dopo, quando Nora se ne fu andata in ufficio, Bruce iniziò il suo giro di telefonate per organizzare le sue date negli stadi che aveva intravvisto.

Dopo una decina di giorni, venne il momento per Bruce di ripartire. Nora spese una lacrima, senza però fare drammi. Bruce l’asciugò col pollice, quale compendio di una carezza al viso.
“Ehi… rocciosa… Stai tranquilla, ci vediamo presto”
“Già…”
“Davvero, tra un paio di mesi sarò di ritorno, sai come volano due mesi?”
“E tu sai cosa sarà il natale senza di te e con la situazione che ho in ballo…? Oh Bruce… Io… non credo di farcela”
“Certo che ce la fai: non ti ammazza nessuno. E poi ti chiamo. Ti scrivo. Scriverò anche per te. Voglio scrivere qualcosa per te, ho già qualcosa in mente”
Nora lo guardò sospettosa.


“Mi auguro che sia scaturito da un pensiero nato fuori dalla nostra camera da letto…”
‘La nostra camera da letto…’ pensò Bruce. Era così che l’aveva chiamata. Dunque faceva parte almeno dell’arredo domestico. Restava ora da vedere se sarebbe riuscito a far realmente parte della vita di quella donna.
I bimbi scesero di corsa. Evan li aveva accompagnati qualche volta a portare a spasso il cane e aveva socializzato con loro. I piccoli percepivano, in quel ragazzo che parlava una strana lingua, che c’era un gran potenziale di gioco… che era lui quello con cui ci si poteva “misurare”. Il giovane fu quindi preso di mira da grandi saluti e grandi abbracci (incluso qualche bacio vischioso…). Quando Evan, o meglio ciò che restava di lui, si fu ripreso, Bruce si accosciò e cercò di attirare vicino a sé i bimbi. In un italiano ancorché stentato disse loro:
“Non fate arrabbiare mamma”
I bimbi, comicissimi, diedero una risposta che somigliava più ad un’accondiscendenza strappata con la forza da uno zio rompiscatole:
“E va bene, va bene!!”
Bruce riuscì ad abbracciarli solo di striscio, poi corsero via.
Nora si sentì percorrere da un forte brivido. Non le sarebbe mai venuto in mente di sostituire nell’equilibrio dei bambini la figura del padre con quella di un altro uomo, per quanto più valido potesse essere. Ma vedere una disposizione d’animo da parte di tutti e tre la commosse.
Bruce si rialzò e tornò a guardarla. Gli occhi di Nora divennero nuovamente lucidi.
“Ehi! Smettila… come si fa ad arginare tutte queste lacrime?”
“Torna presto. Ti prego”
“Lo farò, non dubitare”
Bruce, un leggero groppo in gola, indossò gli occhiali scuri, poi rapido e senza voltarsi indietro salì sul SUV e chiuse la portiera, Evan lo seguì rapido. Jon, un lieve cenno di saluto, senza nemmeno alzare le mani dal voltante, iniziò la marcia indietro.
Nora sentì di nuovo quella cieca disperazione provata all’aeroporto, montarle prepotentemente nel petto. Non voleva singhiozzare davanti ai bambini. Non doveva farlo. Ingoiò e ingoiò e ancora ingoiò, nel disperato tentativo di impedire alle lacrime e ai singhiozzi di uscire. Sentì una manina infilarsi nella sua. Era Emma.
“Mamma, piangi?”
Gli occhi le pungevano.
“No piccola mia, non piango” Forzò un sorriso.
“Sono solo… dispiaciuta perché Bruce è mio amico e mi dispiace che parta”
“Ma torna?!” strillò Andrea
“Sì che torna!!” gli strillò di rimando sua madre, prendendolo in giro.
“Allora perché piangi?” chiese Andrea, il culmine della logicità, con le manine aperte.
“Andiamo a giocare?” propose Nora.

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