IL MEGLIO DI APRILE 2010

Dello scorso mese il post più letto è stato Springsteen in Europa,le date del tour 2010, subito dietro London Calling Live in Hyde Park il post dedicato al nuovo dvd ufficiale ufficiale di Springsteen.

Seguono ben distanziati:

–  Spectable with Bruce Springsteen : imperdibile bootleg in DVD del settembre 2009;

Wild Double Shot: bootleg in DVD del concerto di Springsteen a Milano durante il Magic tour;

Il nuovo singolo : fra l’ altro qualcuno è riuscito a prenderlo?

Per queste mese è tutto, buon fine settimana.

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IL BOSS E L’ ITALIANA – 17^ PARTE

Puntata numero 17 del raccontoTutta un altra musica – Il Boss e l’ italiana scritto da Sharonlacorta (grazie).

Se volete contattarla lasciate un commento o mandatemi una mail.

Bruce la portò di sopra che stava in piedi a stento. La mise a sedere sul letto in camera, poi andò in bagno e aprì l’acqua nella sua bella grande vasca angolare. Tornò in camera, accompagnò Nora in guardaroba, si spogliò e la spogliò, poi la fece entrare nella vasca e ci entrò a sua volta. L’acqua era calda… Nora riuscì soltanto ad indicargli una boccetta che era sul bordo, lui la prese e l’aprì: erano oli da bagno. Ne mise poche gocce e l’acqua si profumò subito. Quando la vasca fu abbastanza piena, chiuse l’acqua e avvicinò Nora a sé. La tenne abbracciata finché la sentì abbandonarsi, la testa sulla sua spalla, il naso sul collo sempre alla ricerca del profumo del suo dopobarba. Bruce le baciò delicatamente le labbra.
“Prometti che non lo farai più”
“… che buon profumo hai…”
“Nora. Promettilo. Pensa ai tuoi bambini”
“…mmmmhhhh… è per questo che bevo… non ci voglio pensare…”
“Ah bene”
“Smettila… non farmi sentire anche tu una merda. C’è già chi ci riesce benissimo”
“Non credo di aver mai fatto nulla per farti sentire in quel modo” si seccò Bruce.
“Ma è inammissibile che dei bambini facciano le spese della scelleratezza degli adulti”
“Se stai cercando di ridurmi a più miti consigli, ti posso assicurare che stai sbagliando metodologia”
“Nora! Tu devi essere… PRESENTE. Lucida. In te. Tu sei una madre. Non esiste nient’altro, nessuno e niente altro al mondo che si possa paragonare alla madre. Io sono venuto di corsa da te, ma tu fammi il favore di non crogiolarti, fatti passare la sbronza e poi vai a riprenderti i tuoi figli”
“Tu scherzi”
“Nemmeno per idea”
“Non mi tirerai fuori da questa vasca nemmeno col paranco”
Bruce fece scorrere la mano sul corpo di lei, sotto il pelo dell’acqua.
“Non c’è fretta…”
Si baciarono. Ma Nora non ce la faceva, non ce la faceva proprio a restare sveglia. Bruce la coccolò ancora parecchio in quella vasca prima che riuscisse a farla uscire. Si legò un asciugamano intorno ai fianchi, poi prese l’accappatoio, glielo infilò e la tenne abbracciata, strofinandola per asciugarla prima e per scaldarla. Nora teneva la fronte appoggiata sul petto di lui, un po’ di nausea, un violento mal di testa che stava per assalirla. Poi però le venne in mente una cosa.
“Nell’armadio… nell’anta in fondo a destra, vicino alla porta della camera… c’è una cosa per te”
“Davvero…?”
Incuriosito Bruce andò ad aprire l’armadio… e ci trovò un accappatoio nuovo di zecca e della misura giusta, per lui.
“Grazie… sei un amore”
Lo indossò – iniziava ad avere un certo fresco.
“Allora. Te la senti di andare a riprenderti i tuoi figli?”
“Non ce la faccio Bruce, davvero. Mi sento male”
“Ok. Allora ci andiamo domani. Va bene?”
Nora fece cenno di sì.
“Ora infilati qualcosa: vediamo di farti passare la sbronza del tutto”

In tuta, acciambellata sul divano, mezza avvolta in una coperta calda e con in mano una tazza di tisana, guardava Bruce con aria supplichevole.
“Ti prego: non farmi bere questa roba…”
“Se vuoi riprenderti devi farlo…”
“Preferisco stare male…”
“L’ho presa nella tua dispensa!”
“Appunto…”
Nora appoggiò la testa allo schienale del divano.
Bruce si allontanò per andare a recuperare la sua valigia: nella fretta di entrare in casa e soccorrere Nora si era dimenticato di prenderla. Nel rientrare in casa notò sulla mensola vicino alla porta il suo cellulare. Si soffermò sull’intera situazione per un momento, poi in effetti si rese conto che c’era qualcosa che non tornava. A prescindere dall’assenza scandalosa dei bambini perché il suo ex-marito si stava approfittando della situazione, un’altra importante mancanza si notava. Quella di Giulia. Giulia era la migliore amica di Nora, Bruce sapeva che erano legate come e più che se fossero state sorelle. Allora, pur concedendo una certa indulgenza per gli impegni di lavoro e quelli di vita privata che ognuno di noi può avere, si chiedeva come mai l’amica non si fosse ancora fatta viva. Almeno con una telefonata. Era semplice capirlo. Nora non le aveva ancora detto nulla. Nulla del marito che girava la frittata a suo piacimento, nulla del suo nuovo “hobby”. Non gli piaceva ficcare il naso negli affari degli altri, non gli era mai piaciuto. Ma pensò, per il bene della donna, che per una volta avrebbe fatto un’eccezione. Prese il cellulare, e cercò nella rubrica, pregando che Nora conoscesse una Giulia soltanto… Finalmente trovò il numero.
Giulia rispose com’era abituata a fare con la sua amica: senza salutare.
“Ma tu… com’è che non ti fai viva per mille anni e poi mi chiami a quest’ora così, senza preavviso?!” il tono era sereno, l’amica era contenta di sentirla.
“Giulia… sono Bruce”
“Ehi… che ci fai col cellulare della mia amica?”
Bruce le raccontò tutto, con dovizia di particolari. Giulia dapprima trasalì, poi iniziò a suonare decisamente preoccupata. Decise che sarebbe partita l’indomani mattina di buon ora.
“Grazie Giulia e.. scusa se… mi sono intromesso, ma mi sembra che Nora abbia proprio bisogno di te”
“Hai fatto bene, caro, ti sono grata per avermi chiamato. Ci vediamo domani”

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IL BOSS E L’ ITALIANA – 16^ PARTE

Si continua con il racconto di Sharonlacorta.  Vi raccomando di non perdervi il post di domenica, son molto curioso del risultato.

Capitolo V

Mancava poco a Natale. L’atmosfera era greve, irrespirabile, si tagliava col coltello. Nora cercava in tutti i modi di filtrare per i suoi figli un natale lieto, fatto di preghiere, di merende con biscotti e latte caldo, di profumo di arancio e cannella, di stufa accesa… l’albero luccicava fuori in giardino. Ma suo marito stava lentamente cambiando registro: i loro rapporti erano sempre meno cordiali e sempre più afflitti da risposte secche, frizioni e pungenti dispetti. Che infantilismo fastidioso. Ma doveva essere brava e superare tutto questo, per amore dei suoi figli. Perciò, d’accordo – una volta tanto – col suo ex marito, decise di invitarlo a cena per la vigilia, in modo che i bambini vivessero, per la festa più importante dell’anno, una parvenza di normalità. Invitò anche i suoceri (con sua suocera era riuscita malgrado tutto a mantenere un rapporto di estrema sincerità e di discreta armonia), così per i bimbi sarebbe sembrato tutto almeno vagamente normale.
Mentre durante l’antivigilia preparava alcune delle pietanze che avrebbe servito la sera successiva, lo sguardo le cadde sulla bottiglia di marsala che aveva usato per fare la marinata del ripieno del tacchino. La tristezza che aveva provato vedendo Bruce partire poche settimane prima non l’aveva più abbandonata. Un sorso di qualcosa l’avrebbe tenuta su.
Guardò sulla credenza: c’era un’ottima bottiglietta di Rosso Fojaneghe. La aprì e se ne versò un bicchiere. Buono… Nonostante la sua vena creativa in cucina fosse alimentata dalla sua depressione e dalla disperazione causata dalla brutta piega che aveva ormai preso il suo matrimonio e la gestione dei bambini, sentì il bisogno di consolarsi con quel bicchiere. E con tutti quelli che gli vennero appresso.

La cena di natale, gastronomicamente fu un successo. La presenza dei suoceri stemperò l’atmosfera tesissima tra lei e Alessandro. Riuscì a non bere troppo, ma si accorse di come indugiava nel piacere della bottiglia quando era sola, i bambini a letto, la tv accesa in sottofondo. Ormai praticava poco lo yoga, un vero peccato per una dedicata come lei.
Una sera quando la bottiglia era ormai vuota, il fine settimana e la depressione alle porte, iniziò a frignare da sola, nel salotto. I bambini non c’erano: quel weekend se li sarebbe tenuti il padre, anche se non gli spettava. Mentre non riusciva a capire dove sarebbe potuto annegare il suo dolore, se nelle lacrime o nell’alcol, suonò il suo cellulare. Era Bruce.

“Ehi… – iniziò lui, tutto romantico e sussurato – sono io…”
Nora, singhiozzò rumorosamente, tirò su col naso, poi deglutì, sempre rumorosamente.
“Ehi” un tono che celava a malapena il suo disagio.
Bruce si “svegliò” dal suo torpore romantico.
“Nora! Che succede??!”
“Niente… n-niente”
Biascicava, riusciva a stento a pronunciare le parole in modo comprensibile.
“Gesù, Nora!! Che succede?? Stai male?? Parlami, per carità!”
“S-sto bene… bene. Sono solo un po’… tris-triste”
“E’ successo qualcosa?? Dimmi cos’è successo!!”
“No…” Nora, il viso deformato da un’orribile smorfia, iniziò a piangere in silenzio.
“Prendo il primo aereo. Domani sera al più tardi sono lì”
“No! Lascia stare, perf-perfavore!…”
La linea era già chiusa.
Cercare di richiamare si rivelò l’impresa più difficile della sua vita… Tutto era così confuso. In effetti non ci riuscì. E puntualmente Bruce suonò al campanello circa 24 ore dopo.

Aveva ancora bevuto. E non c’era modo di nasconderlo. Aprì la porta, gli occhi lucidi, di dolore e alcol, l’equilibrio non molto stabile sulle gambe. Quando la vide Bruce inorridì. S’era sparato 10 e passa ore di viaggio e per di più andando a prendere l’aereo di corsa per… una sbronza? Il primo acchito fu di provare una rabbia gelida. Poi la guardò meglio. Non era solo sbronza, era… disperata. Entrò in casa, un po’ rigido, poco disponibile ad un abbraccio o ad un bacio. Se c’era una cosa che odiava in una donna era l’ubriacatura. Quindi avrebbe dovuto appellarsi a tutte le sue forze per superare questo suo blocco e cercare di capire cos’era successo alla sua compagna.
“La stufa è accesa?” chiese.
Nora fece cenno di sì. Bruce la accompagnò in soggiorno e la fece sedere su un divano, quasi fosse lui il padrone di casa. Si tolse il giaccone, lo appese, poi si sedette vicino a Nora. Il tepore iniziò ad entrargli piacevolmente nelle ossa e a stemperare leggermente la tensione che si era frapposta tra loro. Si frugò nelle tasche, e non trovando nulla si alzò nuovamente per tornare al giaccone e tirarne fuori un fazzoletto. Si sedette nuovamente vicino alla donna e le soffiò il naso e le asciugò gli occhi, come fosse stata una bambina. Lei intenerita, e sempre più soccombente all’incipiente ubriacatura, si rimise a piangere. Bruce l’accolse tra le braccia, stringendola e confortandola con carezze e piccoli baci tra i capelli. Nora si lasciò andare, facendosi scuotere dai singhiozzi senza alcun ritegno.
“Su… su…” Bruce cercò di staccarla da sé e le passò il fazzoletto, che lei non usò.
“Sono tanto triste!! – piagnucolò – Ale mi tratta di merda e io devo fare buon viso coi bambini!! E’ stato un natale di merda! Di merda!!!!!!!” fu la rabbia alla fine a parlare per lei.
“Calmati, per favore” Bruce si guardò intorno.
“Dove sono i bambini?”
“Da lui”
“E perché? – si chiese, dato che conosceva bene le alternanze delle visite – non dovrebbero essere con te?”
“Sì, ma siccome lui ha detto che ultimamente sono nervosi perché si vede che io sono fuori di testa, allora ha detto che li avrebbe presi lui, perché con lui stanno meglio!!”
“Non è vero. Con te sono bravissimi. Perché non gli hai detto niente?”
“Perché non voglio fare scenate davanti bambini!!!” urlò rabbiosa Nora.
Bruce tacque. Comprese che non sarebbe stato facile dirimere quella faccenda. Cercò in ogni caso di raccogliere ancora qualche informazione.
“Quanto hai bevuto?”
“Io non ho bevuto…” mentì spudoratamente lei.
“Nora. – la voce si indurì, divenne quasi un ruggito, il nome proferito a denti stretti, come in un tentativo di trattenere la forza che lo avrebbe portato a schiaffeggiarla – Non prendermi per il culo. Quanto hai bevuto? Non te lo chiederò un’altra volta”
Nora lo guardò, gli occhi lucidi e pesti da cucciolo bastonato.
“Credo… quasi un paio di bottiglie”
“Di cosa?”
“Vino rosso”
“Ok, non è il massimo ma c’è di peggio. Vieni con me”
La prese per mano. Poi si voltò nuovamente verso di lei.
“Ricordati: non raccontarmi mai palle. Mai”
Nora lo guardò imbronciata. Poi abbassò lo sguardo. Si sentì come una bambina che l’aveva combinata grossa.

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IL BOSS E L’ ITALIANA – 15^ PARTE

Parte numero 15 del racconto di Sharonlacorta.

Buona lettura e buon fine settimana.

Il giorno dopo, quando Nora se ne fu andata in ufficio, Bruce iniziò il suo giro di telefonate per organizzare le sue date negli stadi che aveva intravvisto.

Dopo una decina di giorni, venne il momento per Bruce di ripartire. Nora spese una lacrima, senza però fare drammi. Bruce l’asciugò col pollice, quale compendio di una carezza al viso.
“Ehi… rocciosa… Stai tranquilla, ci vediamo presto”
“Già…”
“Davvero, tra un paio di mesi sarò di ritorno, sai come volano due mesi?”
“E tu sai cosa sarà il natale senza di te e con la situazione che ho in ballo…? Oh Bruce… Io… non credo di farcela”
“Certo che ce la fai: non ti ammazza nessuno. E poi ti chiamo. Ti scrivo. Scriverò anche per te. Voglio scrivere qualcosa per te, ho già qualcosa in mente”
Nora lo guardò sospettosa.


“Mi auguro che sia scaturito da un pensiero nato fuori dalla nostra camera da letto…”
‘La nostra camera da letto…’ pensò Bruce. Era così che l’aveva chiamata. Dunque faceva parte almeno dell’arredo domestico. Restava ora da vedere se sarebbe riuscito a far realmente parte della vita di quella donna.
I bimbi scesero di corsa. Evan li aveva accompagnati qualche volta a portare a spasso il cane e aveva socializzato con loro. I piccoli percepivano, in quel ragazzo che parlava una strana lingua, che c’era un gran potenziale di gioco… che era lui quello con cui ci si poteva “misurare”. Il giovane fu quindi preso di mira da grandi saluti e grandi abbracci (incluso qualche bacio vischioso…). Quando Evan, o meglio ciò che restava di lui, si fu ripreso, Bruce si accosciò e cercò di attirare vicino a sé i bimbi. In un italiano ancorché stentato disse loro:
“Non fate arrabbiare mamma”
I bimbi, comicissimi, diedero una risposta che somigliava più ad un’accondiscendenza strappata con la forza da uno zio rompiscatole:
“E va bene, va bene!!”
Bruce riuscì ad abbracciarli solo di striscio, poi corsero via.
Nora si sentì percorrere da un forte brivido. Non le sarebbe mai venuto in mente di sostituire nell’equilibrio dei bambini la figura del padre con quella di un altro uomo, per quanto più valido potesse essere. Ma vedere una disposizione d’animo da parte di tutti e tre la commosse.
Bruce si rialzò e tornò a guardarla. Gli occhi di Nora divennero nuovamente lucidi.
“Ehi! Smettila… come si fa ad arginare tutte queste lacrime?”
“Torna presto. Ti prego”
“Lo farò, non dubitare”
Bruce, un leggero groppo in gola, indossò gli occhiali scuri, poi rapido e senza voltarsi indietro salì sul SUV e chiuse la portiera, Evan lo seguì rapido. Jon, un lieve cenno di saluto, senza nemmeno alzare le mani dal voltante, iniziò la marcia indietro.
Nora sentì di nuovo quella cieca disperazione provata all’aeroporto, montarle prepotentemente nel petto. Non voleva singhiozzare davanti ai bambini. Non doveva farlo. Ingoiò e ingoiò e ancora ingoiò, nel disperato tentativo di impedire alle lacrime e ai singhiozzi di uscire. Sentì una manina infilarsi nella sua. Era Emma.
“Mamma, piangi?”
Gli occhi le pungevano.
“No piccola mia, non piango” Forzò un sorriso.
“Sono solo… dispiaciuta perché Bruce è mio amico e mi dispiace che parta”
“Ma torna?!” strillò Andrea
“Sì che torna!!” gli strillò di rimando sua madre, prendendolo in giro.
“Allora perché piangi?” chiese Andrea, il culmine della logicità, con le manine aperte.
“Andiamo a giocare?” propose Nora.

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IL BOSS E L’ITALIANA – TUTTA UN’ ALTRA MUSICA 14^ PARTE

Come si svilupperà il racconto di Sharonlacorta?  La puntata precedente la potete trovare qui.

Nora ridiscese in salotto dopo un po’. Evan era in un angolo del divano, serio, che guardava i programmi del satellite. Bruce era nella stanza dello yoga: aveva approfittato di un attimo per suonare la chitarra. Lei però si accorse che lui non era del solito umore. Non era difficile: non lo aveva mai visto arrabbiato o perlomeno adombrato.
Entrò piano nella stanza, dopo aver leggermente bussato alla porta. Bruce alzò lo sguardo.
“Vieni” le disse.
“Ti va un drink? Un whisky, una grappa…”
Bruce, scosse la testa. Quand’era di cattivo umore non amava bere.
“Mi sembra che ci sia qualcosa che non va. O sbaglio?”
Nora si sedette sul tappeto, di fronte a lui, che era seduto con la chitarra sul divano.
“No… nulla d’importante”
Decise poi che per una questione puramente pratica avrebbe potuto e voluto parlarle dei concerti.
“Senti Nora… – si schiarì la voce, cercando così di fugare anche gli ultimi timori e dubbi – mi piacerebbe fare una cosa mentre sono qui”
Nora attese il resto.


“Oggi pomeriggio e stasera… ho visto gli stadi. Vorrei… potervi fare qualche concerto”
“Uhm. E?”
“Pensi che… sapresti essermi di qualche supporto?”
“Ma tu non ti rivolgevi a Barley Arts?”
“Sì ma… Volevo vederli dentro, volevo un parere. E volevo che mi dessi una mano in questo”
“Non ho certo le chiavi! Ma… cercherò di accontentarti… Non so bene come!”
“Sai che capacità hanno?”
“Circa 5000 posti il nostro, poco più di 4200 quello di Trento”
“Pensavo peggio… Ci starebbero un paio di serate in ciascuna struttura… Dovrei informarmi sui calendari”
“Mica vorrai farli in questa stagione…”
“No, no… Anche se mi piacerebbe! Caspita la gente va a vedere il football, va a vedere il calcio! Perché non un concerto? Si salta, si canta, si balla e ci si scalda di più”
Nora continuò a guardarlo, in attesa della conclusione di quell’argomento.
“Parlerò col promoter”
“Bravo. Io me ne vado a letto, sono a pezzi”
Bruce si sentì… un po’ bistrattato. Non le interessava… Non aveva intenzione di farsi coinvolgere. Forse era meglio. Ma perché questa cosa gli dava così fastidio? Seguì Nora suo malgrado verso la camera da letto.
Non riuscì a togliersi la maschera di malumore che aveva indossato ormai da una buona mezz’ora. Nora continuò a gironzolare per stanza e tra il bagno e il guardaroba, facendo finta di non notare nulla, ma lanciandogli in realtà occhiate di sottecchi per vedere cos’aveva.
Bruce si muoveva piano, togliendosi gli stivali e alzandosi dal letto per raccattarli faticosamente da terra e portarli in guardaroba, gli occhi bassi, le labbra tirate.
Nora lo avvicinò.
“Senti. Se vuoi fare qualcosa che concerne il tuo lavoro… non è a me che devi chiedere. Io vivo qui ma non sono una pierre o cose del genere… Se ti piace l’idea di suonare in posti piccoli accomodati, sono certa che i trentini e i loro vicini di casa ne saranno più che contenti. Ma gestisci la cosa come se fosse… una data qualunque, un concerto qualunque. Perché lo è!”
“Hai ragione. Forse… avevo soltanto voglia che mi buttassi le braccia al collo e mi dicessi che… non aspettavi altro”
Nora sorrise.
“Hai bisogno di coccole?! Te le faccio subito!”
Gli buttò le braccia al collo e lo baciò.
“Ecco… Questo mi piace di te. Mi piace che mi tratti… come un innamorato”
“Lo sei”
“E… scusa: probabilmente mi sono arrabbiato perché sono… un po’ stanco”
“Solo tu, da stanco, riesci a pensare a caricarti di lavoro… “
Bruce sorrise. Già. Solo lui da stanco poteva ancora aver voglia di pensare al lavoro.
Si tolse la camicia, poi la maglietta. Nora si voltò proprio in quel momento. La vista di quell’uomo mezzo svestito le fece perdere la ragione. Accese lo stereo. C’era un CD dei Gotham Project, cercò una traccia in particolare. Mentre nella stanza risuonavano le note dell’ “Ultimo tango a Parigi”, gli si avvicinò da dietro. Fece scivolare le sue mani sul petto, lui gliele accarezzò. Iniziò a baciarlo sulle spalle e sul collo, poi Bruce si voltò verso di lei. Continuò ad accarezzargli il torso nudo, provando un grande piacere nel farlo, annusandolo, sentendo sotto le dita il tono presente ma non pietrificato dei suoi muscoli. Bruce chiuse gli occhi. Che piacere… che piacere intenso provava a sentire Nora così vicina, il suo respiro, il suo profumo, a prescindere dal suo tocco. Sentì che si avvicinava al suo orecchio, mentre le sue mani correvano leggere sulla pelle. Gli sussurrò:
“Lascia il lavoro fuori dalla porta, stasera…”
Mentre continuava ad accarezzarlo, lentamente gli slacciò il bottone dei jeans, e si inginocchiò. Bruce anticipò il piacere della bocca di lei con un brivido, continuando a tenere gli occhi chiusi, accarezzandole la testa.
E poi fu tatto, sapore, passione, sentire il piacere che saliva dall’inguine e percorreva tutto il corpo per poi esplodere nel petto, nella testa, mentre le note li avvolgevano trascinanti, ritmicamente sopra il letto, Bruce la strinse forte a sé, pregandola di non smettere mai…
“… di amarmi… così come fai ora…”
Nora imitò il suo amante, coprendolo di tanti piccoli baci, che lui corrispose, abbracciandola e carezzandola. Sotto il piumino il calore divenne atomico, mentre continuavano a scambiarsi effusioni per poi riprendere il rapporto. Nora e Bruce scoprirono un’energia che sorprese loro stessi ed abbandonarono il campo soltanto quando si resero conto che era notte fonda.

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SPRINGSTEEN NUOVO DVD UFFICIALE, CHE DELUSIONE!

Uscira il 22 giugno London Calling il DVD ufficiale del concerto di Bruce Springsteen e la E-street band ad Hyde Park dello scorso 28 giugno.

La mia delusione è dovuta al fatto che il cofanetto per il trentennale di Darkness non uscirà per lo meno prima di dicembre.

COLUMBIA RECORDS TO RELEASE BRUCE SPRINGSTEEN & THE E STREET BAND’S ‘LONDON CALLING: LIVE IN HYDE PARK’ CONCERT FILM ON JUNE 22

RELEASE MARKS FIRST SPRINGSTEEN OUTDOOR CONCERT FILM AND FIRST FROM A FESTIVAL SETTING

On June 22, Columbia Records will release Bruce Springsteen & The E Street Band’s ‘London Calling: Live In Hyde Park’ concert film on one Blu-Ray disc and as a two DVD set. Captured in London at the Hard Rock Calling Festival on June 28, 2009 in HD, the 163-minute film documents 26 tracks of live Springsteen that begin in daylight and progress through a gorgeous sunset into night.

‘London Calling: Live In Hyde Park’ conveys both the experience of being on-stage and the vast crowd experience of the festival environment. Viewers are able to see Springsteen spontaneously directing the E Street Band and shaping the show as it evolves.

The set list spans from ‘Born To Run’ era to ‘Working On a Dream’ and includes rare covers such as The Clash’s “London Calling,” Jimmy Cliff’s “Trapped,” The Young Rascals’ “Good Lovin’,” and Eddie Floyd’s “Raise Your Hand.” Springsteen also performs fan favorite “Hard Times (Come Again No More),” written by Stephen Foster in 1854. Brian Fallon from The Gaslight Anthem joins the band as a guest vocalist on Springsteen’s own “No Surrender.”

The concert earned rave reviews. The London Times called it “epic” and “a revved-up three-hour power drive through Springsteen’s America.” The Independent concurred, “He awed the 50,000-strong crowd. Drenched in sweat by the second number, tossing his guitars to the roadies with the vigour of a frontman a third of his age and jogging down a walkway to meet his fans and take their requests, Springsteen’s intensity was staggering from first powerful vocal to final thrashed-out chord.”

GRAMMY and Emmy Award-winning producer and editor Thom Zimny and director Chris Hilson, both members of Springsteen’s video team dating back over a decade, oversaw the film. Audio was mixed by Bob Clearmountain.

Bonus material includes stunning footage of “The River” from Glastonbury, June 27; and the full music video for “Wrecking Ball,” filmed at New Jersey’s Giants Stadium.

BRUCE SPRINGSTEEN & THE E STREET BAND
LONDON CALLING: LIVE IN HYDE PARK

1. London Calling
2. Badlands
3. Night
4. She’s The One
5. Outlaw Pete
6. Out In The Street
7. Working On A Dream
8. Seeds
9. Johnny 99
10. Youngstown
11. Good Lovin’
12. Bobby Jean
13. Trapped
14. No Surrender
15. Waiting On A Sunny Day
16. Promised Land
17. Racing In The Street
18. Radio Nowhere
19. Lonesome Day
20. The Rising
21. Born To Run
22. Hard Times (Come Again No More)
23. Jungleland
24. American Land
25. Glory Days
26. Dancing In The Dark
27. Music under end credit sequence: Raise Your Hand

BONUS MATERIAL:
The River: Glastonbury Festival, 2009
Wrecking Ball: Giants Stadium, 2009

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IL MEGLIO DI MARZO 2010

In leggero ritardo eccovi la classifica dei post più letti del mese scorso:

Non perderti i prossimi post, a breve un’iniziativa riservata agli iscritti al blog.

Buona domenica.

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SPRINGSTEEN NUOVO SINGOLO

Il nuovo singolo di Bruce Springsteen uscirà sabato 17 aprile:

CELEBRATE RECORD STORE DAY WITH A BRUCE SPRINGSTEEN SINGLE

Record stores across the U.S. are celebrating Record Store Day on April 17, with exclusive, collectible items from a broad range of artists, including Bruce Springsteen.

Columbia Records has produced a 10″ vinyl single available only on Record Store Day:


Side A: “Wrecking Ball (Live at Giants Stadium)” 
Side B: “The Ghost Of Tom Joad (Live Version featuring Tom Morello)”

Exclusively created for Record Store day, this limited edition 10″ single features two great, rare live performances from 2009 and 2008. Both of these tracks have previously only been available digitally. Get your copy on Record Store Day which takes place on Saturday, April 17th. 

This piece is strictly limited so contact the store in advance to make sure that they will have stock. 

Check out Record Store Day to find your nearest participating store, and don’t forget to visit on Saturday, April 17!




Il link al sito ufficiale.   Ovviamente a Trieste non lo vendono, chi me lo prende?



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IL BOSS E L’ ITALIANA – 13^ PARTE

Tredicesima parte del racconto scritto da Sharonlacorta.

Buona lettura e buon fine settimana.

Bruce si fece portare in città da Jon e poi, sotto un blando incognito, iniziò a girarla in lungo e largo, da solo. Pochi, anzi pochissimi accennarono a voltarsi e ad indicarlo, per poi scuotere la testa in diniego: no, non poteva essere lui, impossibile. Ebbe modo di apprezzarla e di capire come mai Nora amava quel posto. Mise in pratica il suggerimento e visitò per un lungo pomeriggio il Museo di Arte Moderna e Contemporanea, divenuto famoso a livello europeo. Vide, e Nora gliene aveva accennato, la pista ciclabile e constatò che per quel breve periodo di vacanza avrebbe potuto anche tenersi un po’ in forma correndo e andando in bicicletta lungo il fiume. Nel fare la strada di casa Jon si perse e passarono di fianco allo stadio. Uno stadio piccolo, che però bastò per risvegliare dentro di lui la voglia di suonare e possibilmente davanti a un assembramento di fans urlanti. Gli venne un’idea. Poi però mentre Jon cercava di orientarsi, parlando quasi da solo ad alta voce, Bruce capì che il capoluogo regionale era ad un tiro di schioppo da lì. Chiese a Jon di accompagnarlo. Arrivato in città, ormai a sera, cercò di capire dove potessero essere le strutture (stadio o palazzetto) che potessero potenzialmente accogliere un evento di una certa magnitudo. Jon fu di grande aiuto e dopo un’occhiata veloce allo stadio, decise di tornare verso casa di Nora.

Sotto il portico bussò alla porta d’ingresso. Gli aprì Evan.
“Nora sta facendo yoga…” gli disse sottovoce.
Bruce sorrise.
“Davvero? E’ in camera tua?”
“Già…” Evan fece strada piano e silenziosamente socchiuse la porta che comunque era solo accostata. Bruce rimase dapprima shockato. Dov’era finita la faccia della sua fidanzata??!! Poi si accorse che Nora stava praticando la posizione della candela. Lentamente cambiò l’appoggio delle mani sui fianchi e fece calare le gambe, formando un ponte. Poi, ancora lentamente appoggiò i lombi al tappetino, cambiò nuovamente la posizione delle mani, mettendole di fianco alle orecchie e si eresse nella posizione della ruota. Fu allora che lei lo vide.
“Oh! Ho quasi finito!”
Bruce uscì. Poteva davvero fare quelle cose? Incredibile…
“I bambini sono in casa?” chiese ad Evan.
“Sono di sopra a giocare… o a guardare un cartone, non so”
“Vado un momento da loro”
Passando di fianco alla cucina si accorse che il tavolo era apparecchiato… per tutti. Quella sera, per la prima volta, avrebbe avuto una sorta di reale esperienza “familiare” con lei e i suoi affetti e quelli di lei.
Fece capolino in una delle due camere dei bimbi e non trovò nessuno. Bambole, qualche orsetto di peluche… era la stanza di Emma. Provò nella stanza di fianco: un caos epico, macchinine (per lo più rotte), costruzioni, Chinook acciambellato sul tappeto e due creature, con lo sguardo calamitato dalla tv. Stavano guardando Topolino.
“Ehi ciao”
I bimbi si guardarono. Poi fecero un timido cenno di saluto.
“Guardate Topolino! Che bello. E vi piace? Cosa sta dicendo Topolino?”
I bimbi si guardarono ancora, poi lo guardarono perplessi: non avevano capito quel che Bruce aveva detto loro.
Bruce non si arrese.
“Già… la lingua, non ci avevo pensato”
Si chinò verso un mucchio di macchinine semi distrutte e mimò una specie di corsa con incidente e rumore inquietante di lamiere contorte… Andrea mollò Topolino istantaneamente e si fece coinvolgere nel tremendo incidente a catena che Bruce stava simulando. Emma li ignorava. Dopo una decina di minuti Nora arrivò.
“Ehi!! Che bello, giochi con i miei bimbi!”
“Perché, tu non lo fai?”
“Devo ammettere che lo faccio di rado. Ceniamo? E’ già quasi tutto pronto. Bimbi!! – strillò, anche se erano a meno di un metro – Pappa!!”
Stranamente silenziosi si sedettero a tavola. Senza chiedere nulla Nora iniziò a servire la cena dentro i piatti. Recuperò le ultime cose – acqua, un po’ di vino, parmigiano grattugiato, il pane – poi si sedette a tavola.
“Buon appetito!”
Bruce guardò nel piatto. Non aveva mai fatto lo schizzinoso in vita sua di fronte al cibo ma era quantomeno curioso… Due pallottole fumanti leggermente bitorzolute, della dimensione di due arance, lo fissavano dal brodo dentro il suo piatto. Nora stava spezzettando la stessa cosa nei piatti dei bimbi. La sua aria interrogativa suscitò in lei una leggera ilarità.
“In italiano si chiamano canederli. In tedesco knödel. Sono gnocchi di pane, con speck e cipolla… Assaggia, eretico: vedrai che ti piaceranno”
Evan, che aveva seguito con concentrazione scientifica la spiegazione di Nora si tuffò nel suo piatto, che in men che non si dica fu vuoto.
Tra una portata e l’altra, Bruce decise che dopo cena avrebbe cercato di esternare l’argomento concerti. Era leggermente timoroso, l’esperienza recente gli aveva insegnato che il suo impegnarsi per lavoro anche quando… non era proprio indispensabile, creava attriti.
Aveva già suonato in arene piccole. Ma gli piaceva da matti l’idea di suonare nel “cortile” di casa della sua nuova ragazza. Accipicchia. Anche il vino era buono…
Dopo cena Nora salì in camera dei bambini per metter loro il pigiama e passar del tempo con loro. Bruce ne approfittò per illustrare ad Evan il suo “piano”.
“Suonare qui?”
“Che te ne pare?”
“Papà… hai suonato in qualsiasi buco di posto in qualsiasi angolo del mondo… che differenza fa cosa penso io?”
Preoccupato Bruce gli chiese:
“Secondo te si arrabbia?”
Evan lo guardò.
“Alla mamma non l’avresti chiesto”
“La mamma è una professionista. Nora è una casalinga”
“Questo è vero. Però si ha comunque la sensazione che tu stia rispettando una più dell’altra”
“Ok. Allora faccio di testa mia”
“Come sempre papà. Come sempre”
Bruce si scocciò.
The Boss. Aveva sempre odiato quel nomignolo, ci si era suo malgrado abituato quando aveva notato che anche i suoi fans lo avevano entusiasticamente adottato. Ma il fatto di sentirsi accusato di essere prepotente come un principale lo metteva di cattivo umore.

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