IL BOSS E L’ ITALIANA – 9^ PARTE

Siamo arrivati alla nona puntata del racconto di Sharonlacorta.

Che ne dite, vi piace?  Vi fa schifo e la finisco subito?

Che modo curioso aveva, di fare l’amore, pensò Nora. Era molto dolce, tutto fatto di carezze, movimenti lenti, e baci, un flusso costante, inarrestabile di baci sulla bocca. E poi scendeva sotto la cintola e faceva quella cosa lì, con naturalezza, trasporto, gradimento, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come bere un bicchiere d’acqua, lavarsi le mani, fare una telefonata. E poi tornava su e continuava con le sue carezze, i suoi movimenti lenti, e anche il suo andare e venire dentro di lei era morbido, costante, instancabile. Era silenzioso, fatto salvo per qualche mugugno, più un sospiro sonoro a labbra chiuse, e qualche parola sottovoce, proferita più nel collo che nell’orecchio. E quando poi lasciava che tutto l’amore del mondo fluisse dentro di lei chiudeva gli occhi, socchiudeva la bocca ed esalava un sospiro, lievemente sonoro, per poi poggiare la fronte sul cuscino di fianco al suo viso, riposarsi un momento, uscire da lei e tornare ad abbracciarla, quasi per fugare il timore che lei avrebbe potuto avere di sentirsi abbandonata.

Quella sera sentì che l’abbraccio lentamente si ammorbidiva e si allentava… Bruce si stava addormentando. Il viaggio, il fuso orario… Nora non si sorprese. Leggermente affamata e un po’ nervosa, si liberò dal dolce abbraccio del suo celebre amante e sgusciò fuori dal letto. Lo ricoprì col piumino, e rimase un momento a guardarlo. Bruce Springsteen nel suo letto, nella sua casa. Un amante davvero interessante, specialmente per aver passato da un po’ la boa dei sessanta. Sorrise lievemente, scuotendo la testa, si vestì alla bell’e meglio e scese di sotto.
Trovò Evan seduto sul divano, in tuta, che faceva zapping sul satellite. Gli sorrise.
“Vedo che il fuso orario non ti ha stravolto come tuo padre…” si versò una tazza di tè, prese un biscotto.
Evan restituì il sorriso.
“Papà è vecchietto… Si fa un bel training per i concerti, ma un semplice viaggio in aereo lo stronca. Poi se tu gli dai il colpo di grazia…”
Nora arrossì violentemente. Beh, d’altronde il ragazzo aveva più di vent’anni, certo non gli raccontavano più la storia delle api e dei fiori da un pezzo.
“Hai fame? Vuoi qualcosa di più di una merenda?”
“Ho saccheggiato i biscotti… Erano eccellenti”
“Li ho fatti io. Questo fine settimana ne possiamo fare degli altri”
Indicò lo schermo della tv.
“Hai trovato qualcosa di interessante?”
“Sì, il fatto che c’è il doppio audio quasi su ogni canale…”
“Hai aperto il divano letto? Sei a posto?”
“Mh… no. Mi fai vedere come si fa, perfavore?”
“Vieni”
Nora lo accompagnò nella stanzetta dello yoga, e aprì il divano letto. Il letto era già fatto: Nora sapeva che Bruce avrebbe portato suo figlio con sé. Aprì l’armadio e tirò fuori il piumino, che era già vestito del copri piumino. Lo mise sul letto e lo rincalzò.
“Ecco fatto. Evan… senti, posso parlarti un attimo?”
Il ragazzo la seguì in salotto.
Si sedettero sui bei divani rossicci e Nora si avvolse in una delle coperte.
“Mh… non so nemmeno cosa dirti o come dirtelo di preciso…”
Evan sorrise, leggermente triste.
“Non devi sforzarti. Sono un adulto, e mio padre è un personaggio pubblico. Tante volte gli hanno attribuito storie adulterine che non erano vere. Questa volta nessuno ha detto nulla… tranne lui. E’ chiaro che non sono contento, men che meno per mia madre. Ma una cosa che apprezzo di mio padre è il suo non voler sconvolgere tutto per il suo piacere. Non so cosa ti abbia detto finora, ma a noi tre non ha parlato di volersi risposare. Credo che si separerà dalla mamma, ma lei è una donna molto intelligente e non credo che gli causerà delle rogne. E’ piuttosto scocciata, questo credo che lo possa immaginare anche tu.”
“Anche mio marito non è molto contento… Ma per me il problema grosso sono i bambini, hai visto quanto sono piccoli. Con questo non voglio sminuire o sottovalutare la fatica con cui voi ragazzi vi troverete a elaborare il vostro disagio… però… forse riuscite a farvene più una ragione”
Evan annuì.
“Infatti. Ma io ho rotto le palle a papà finché non mi ha portato qui con sé. Io volevo vedere di persona quale donna più fantastica di mamma fosse riuscita a fargli perdere la testa. Ora che ti ho conosciuta so che non è quello che cercava. Nessuno di noi ha in casa un atteggiamento divistico, ma papà aveva bisogno di un alto tasso di normalità”
Nora sorrise, gli occhi bassi.
“E’ quello che ho pensato anch’io. Con tutte le belle donne che gli hanno ronzato e gli ronzano intorno, pensare di essere… la prescelta… mi sconvolge ancora adesso”
“Ti dirò… – fece Evan – se fossi stata alta, bionda e della mia età probabilmente mi sarei infuriato..:”
“E se fossi stata tua madre mi sarei incavolata pure io…”
“Senti… a proposito di quell’offerta di mangiare…”
Nora sorrise e saltò fuori dalla coperta.
“Vieni con me in cucina. Ti preparo la cena”

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