In attesa di che il Working on a dream parta (vi ricordo il sorteggio del bootleg) eccovi qualche appunto di Larry dal tour precedente:
Magic Tour 2007, Milano – Preparativi e partenza
Il 28 novembre arriva ogni anno, ma io sono riuscita a farmi cogliere impreparata.
Nei giorni che lo hanno preceduto, sono stata troppo occupata a farmi prendere dalla trepidazione per preoccuparmi di cose caduche come la lavatrice, le batterie della macchina fotografica, le cassette della videocamera….
Per questo il povero Zzi è impazzito nei preparativi; io stavo gioendo e arringando chiunque mi capitasse a tiro sulla magnificenza dei concerti di Springsteen e altre analoghe banalità.
Come è consuetudine, l’ho a tratti anche rinnegato (Springsteen, non Zzi), ma lo stress mi porta sempre un po’ di indebolimento nella Fede.
La vigilia, più che un avvento, è stata il giovedì dei sepolcri, cioè il giorno in cui ho scoperto che due miei carissimi amici, cui darò un nome di fantasia: Defe & Tardu (a sottolineare il loro acume), non saranno al concerto.
Non c’era mai stato un concerto in Italia con la E Street che io avessi visto senza di loro, e già mi figuravo di cercare i loro volti fra il pubblico per scambiare uno sguardo di intesa e non trovarli, con la tipica sensazione da fidanzato-che-ti-lascia-e-che-c’ha-un’altra: ti capita una cosa che in un qualche modo lo riguarda, ma non puoi condividerla più con lui.
Cattròia!
La cosa che mi è spiaciuta davvero è il fatto che non avendo avuto modo di procurarsi i biglietti non siano venuti da me, e constatare amaramente come i rapporti umani somiglino ai calzini, nel loro consumarsi silenziosamente e inesorabilmente finchè non trovi un buco, proprio là, dove c’era una cucitura che pareva tanto salda.
Amo dire che ho la sindrome dell’ape regina nei confronti della mia ristrettissima cerchia di amici, che paragono ad un alveare. E quando – BZZZ – mi accorgo che un’altra apetta è volata via, soffro parecchio.
Potrei anche chiamarla sindrome da Puertorican Jane (“Spanish Johnny you can leave me tonight, but just don’t leave me alone”) , ma non amo sprecare citazioni springsteeniane, e soprattutto mi farebbe passare da baldracca
Tutto questo significa, dunque, una sola cosa veramente importante:
DUE DI MENO!
Due teste di meno fra me e Bruce, due polsi di meno fra me e i braccialetti. Altro che apette: Baygon!
Magari nessuno dei miei adorati amici venisse….magari nessuno-di-nessuno venisse.
Solo io, Bruce e Zzi – solo se sta buono, fermo e zitto, però. Il che, ammettiamolo, gli viene piuttosto bene.
Il ventotto mattina si parte di buon ora, dopo 124 controlli ai biglietti e 0 alla manopola del gas.
Il viaggio scorre; come di consueto, io canto a squarciagola e Zzitalia subisce lo strazio, tentando vanamente di interromperlo con una conversazione, che io a malapena sostengo a monosillabi fra un verso e l’altro.
Chiunque mi sia stato vicino a un concerto sa quanto io riesca ad essere stonata nonostante l’ammasso di decibel che mi viene riversato nelle orecchie; ascoltarmi in macchina con il solo sotegno dell’autoradio equivale, con una notevole dose di ottimismo, a giocare al “motivo misterioso”: bisogna essere esperti conoscitori per indovinare cosa sto eseguendo.
Sabato la seconda parte, intanto potete visitare i blog di Larry qui (dove si parla un po’ di tutto, vedi topic selezionato) e qui (dove si parla dei nostri viaggi).