IL BOSS E L’ ITALIANA – 19^ PUNTATA

Puntata numero 19 del racconto di Sharonlacorta, buona lettura e buona settimana.

A casa, Giulia cercò di distrarre i bambini che erano comunque sconvolti, mentre Bruce si occupava di Nora, che piangeva a dirotto.
“Cerca di stare tranquilla… Per ora è tutto a posto…”
“Mai! Mai mi sarei immaginata che sarebbe arrivato a un punto simile!!” le lacrime della donna sembravano inarrestabili.
“Stai calma, calmati! Cerca di tornare in te, devi andare dai tuoi bambini. Sono qui, ora. E hanno bisogno di te”
“Hai ragione, – rispose, tirando su col naso – vado a lavarmi la faccia”
In quel momento Giulia entrò nella camera.
“Come va?” chiese, indicando con un cenno del capo la porta del guardaroba che dava sul bagno.
Bruce esibì un’espressione per nulla convinta.
“E’ molto provata”


“Te credo – rispose Giulia – Certo è che i due di sotto mica vanno tanto meglio”
Bruce si allarmò.
“Piangono?”
“Andrea ha gli occhi lucidi. E tutti e due li hanno fuori dalle orbite”
Bruce si fiondò giù dalle scale.
“Forse posso fare qualcosa… Almeno per il bambino”
Di nuovo Giulia indicò il bagno.
“Quando esce la rincuoro un altro po’, poi scendiamo”
Ma Bruce era già per le scale.
Andrea era pallido. Tremava leggermente. E aveva gli occhi sgranati e lucidi, proprio come aveva detto Giulia. Bruce si sentì impotente di fronte a tanto spavento, a tanto dolore. In grazia del suo piccolo feeling sviluppato col bambino tentò, in un italiano assai stentato, di consolarlo: gli si accosciò di fronte.
“Ehi”
Il bambino lo guardò come se non lo riconoscesse. Aprì le braccia per accoglierlo, ma il bambino non si mosse. Emma invece, fino a quel momento rimasta in parte, prese suo fratello per mano e lo forzò a buttarsi nell’abbraccio, approfittando anche lei del conforto offerto.
“Io non sono cattivo, non voglio fare male a nessuno” esordì Bruce.
Emma lo guardò.
“Lo sappiamo. Ma non vogliamo più vedere papà e te che vi picchiate”
“Non succederà più” promise.
Piagnucolante, Andrea chiese:
“Dov’è la mamma…?”
“Sono qui…”
Nora scese le scale, l’incedere incerto, gli occhi arrossati.
Andrea si liberò dell’abbraccio di Bruce e corse incontro a sua madre.
Emma e Bruce rimasero a guardarsi ancora un attimo. Poi la bambina buttò le braccia al collo di Bruce. L’uomo la strinse a sé e provò un gran calore al cuore. Mai si sarebbe sognato di prendere il posto di nessuno, padri, madri, perché possono essere le persone più spregevoli che esistano ma così ha stabilito il destino per te. Si può scegliere altrimenti, certo, ma la propria tutela non può essere imposta. Lui era entrato delicatamente nella vita dei bambini, poiché in tal modo aveva gestito le cose la loro madre. Lei non aveva imposto loro la presenza di lui né aveva tentato di comprare per lui un ruolo, aveva semplicemente atteso che le cose accadessero da sole, come in effetti era stato. Emma si staccò da lui, anch’ella cogli occhi lucidi, poi corse da sua madre.
Nora, stringendo i suoi figli, si rimise a piangere. Ormai la sbornia era bell’e che smaltita, restava soltanto un grande dolore. Si misero tutti sul divano, abbracciati, la stufa accesa, Giulia che s’era adoperata per preparare un tè per tutti. Dopo un po’ Nora e i bambini, abbracciati a lei, si addormentarono. Bruce cercò di fare in qualche modo gli onori di casa.
“Giulia, credo che tu possa dormire nella stanza dello yoga…”
“E’ lì che normalmente Nora mi ospita… Ti ringrazio, faccio da sola. Credo sia meglio anche per te se riesci ad andare a riposare”
“Sono stanco in effetti. Però non volevo lasciar loro così… Sul divano…”
“Non preoccuparti. Se si sveglierà Nora, li porterà a letto lei”.
Bruce rimase dubbioso.
“Ok…”

Verso le tre di notte Bruce sentì dei movimenti nel letto. Finalmente Nora era arrivata. Aveva continuato a girarsi e rigirarsi nel letto, quasi infreddolito dall’assenza di lei.
“Sei riuscita a portarli a letto?”
“Sì… Pesano una tonnellata ormai, è uno scherzetto che non riesco a far più con tanta disinvoltura”
“Avresti dovuto chiamarmi”
“Sì… avrei dovuto chiamarti”
“Come stai?”
“Sono ancora molto scossa”
“Mi dispiace molto per quello che è successo. Ti chiedo scusa, di rado perdo le staffe, e tanto da aggredire qualcuno sarà successo due volte e quando ero davvero molto più giovane di così. E poi non ho nessun diritto in intromettermi, men che meno con queste modalità”
Nora accennò un lievissimo sorriso.
“C’è da augurarselo…”
“Ma non sono scossa propriamente da quello” continuò.
“Quello che mi spaventa e quindi mi lascia scossa, è che avrei voluto che lo ammazzassi” precisò, gli occhi bassi.
Bruce scosse la testa, anch’egli mostrando un lieve sorriso.
“Ma no, stai tranquilla. Credo sia una reazione abbastanza naturale da parte di una madre alla quale sono stati sottratti i figli, anche se per un giorno soltanto. Vedrai che col passar del tempo quel desiderio ti abbandonerà e succederà anche rapidamente”
“Difatti è già passato. E’ per questo che dovrò rincontrarlo e parlargli. E’ stato indecente il suo comportamento e il mio… Dobbiamo chiarire”
Bruce rimase un po’ perplesso. Era un atteggiamento cui sottendeva un ragionamento complesso, tipicamente dietrologico, tipicamente femminile. Ma come aveva già specificato ad entrambi i “contendenti” doveva starne fuori. Avrebbe vegliato su Nora per evitare che ci fossero altri scontri ma non si sarebbe più permesso di scagliarsi così contro il marito. O almeno ci avrebbe provato.

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