TUTTA UN’ ALTRA MUSICA – IL BOSS E L’ ITALIANA 4^ PARTE

Essendoci stato sabato il meglio di gennaio 2010 ho spostato ad oggi la quarta parte del racconto di Sharonlacorta.

La parte precedente la trovate qui.

Buona lettura.

Il ronzio di un cellulare infastidì Bruce. Si rese conto che era il suo, dimenticato nei calzoni finiti poche ore prima sul pavimento. Nora invece non aveva fatto una piega: continuava a dormire profondamente, la faccia sprofondata nel cuscino. Russava. Bruce arraffò il cellulare e a stento riconobbe il numero: era Steve.
“Cosa”
“Ehi…. Ehi, man!!!! Sei impastato!! Che fine hai fatto?? Garry mi ha detto che ti aveva lasciato un momento con Nora Festi! Sei sparito, man!”
“Ehi”
“Ehi?! E’ tutto quello che hai da dire?? Aspetta un momento… aspetta un momento!”
“Steve…. Che vuoi?”
“Non te la sarai mica rimorchiata, man?! Vecchio bastardo!”
“Come ai vecchi tempi…” ironizzò Bruce.
“Come ai vecchi tempi, man!” Steve sembrava mosso da un adolescenziale entusiasmo.
“Sono in ritardo per qualche appuntamento?”
“Beh… era l’ultimo concerto. In effetti non ci corre dietro nessuno. Ma volevi fare ancora quattro chiacchiere stamattina con la band, ricordi?” accennò Steve.
“Ah già… Senti… Se rimandassimo?”
Steve sogghignò.
“Come vuoi. Quando e dove possiamo aspettarti? O meglio… preferisci se ci vediamo all’aeroporto?”
“Forse sì, forse è meglio”.
“Ci vediamo sull’aereo, man”
Bruce chiuse la comunicazione. Si voltò a guardare Nora. Continuava a russare nel cuscino. Le accarezzò la schiena ampia e morbida e non potè trattenersi da darle un bacio. Il mattino era una maledetta bestia: ci si rendeva conto di tutte le cazzate che si erano combinate la notte prima. Nora si voltò verso di lui, continuando a dormire. Il viso di lei era più fresco del suo, ma non più di tanto. Anche lì il tempo aveva lasciato il segno, leggero e ramificato intorno agli occhi, singolo e un po’ più profondo, di fianco alla bocca, in una smorfia di amaro. La fronte era stata aggrottata tante, tante volte e sotto il mento un cuscinetto che probabilmente non sarebbe più andato via. Certo, la mercanzia che aveva visto la sera prima in discoteca non aveva nulla a che vedere con lei, vuoi mettere. Avranno avuto quindici, venti anni meno di lei. Eppure… in quegli ultimi anni era molto attirato dalle donne nella fascia di età di Nora, erano più interessanti. Il fatto è che poco dopo sarebbe entrata nella fascia di età di Patti e allora tutta la magia sarebbe sfumata. Diventavano tristi, matriarcali, possessive, depresse. Non gli piaceva mai tirare le somme il giorno dopo, specie da quando aveva girato la boa dei 45, tanto più che poco prima si era sposato quindi era stato costretto ad abbandonare quel tipo di eventualità. Ma quella notte era successo qualcosa, qualcosa di diverso dal solito. Mise subito in conto una stupida reazione alla discussione avuta con la moglie due giorni prima e, se davvero era quella una delle cause scatenanti, si diede dell’idiota. Pensò a come si era sentito in quegli ultimi giorni, mesi, settimane. Lui voleva lavorare e Patti lo faceva sentire sempre più legato. Il momentaneo blocco delle attività della band dipendeva anche da quello, non ne poteva più di discutere con sua moglie di quanto se ne stesse in giro a lavorare. Amava Patti, più di chiunque altra ma non riusciva più a sopportare il suo ruolo poliedrico nella sua vita. Era sua moglie, la madre dei suoi figli, una componente della sua band. Tante, troppe cose messe insieme e questo aveva forse portato a snaturare il rapporto che li legava.
Nora iniziò a svegliarsi.
Cosa avrebbe fatto ora? Cosa avrebbe detto? Come avrebbe dovuto considerare quella… avventura, una botta e via? Ma no. A sessanta e passa anni non si può fare così, è da… irriducibili bastardi. Allora come avrebbe considerato quella storia se rapportata al suo matrimonio? Sarebbe rimasta quello che per ora era, cioè un’avventura o si sarebbe trasformata in qualcosa di diverso?
“Mmmmhhh… che ore sono…?”
“Le undici”
“Mmmmmmmmmmmhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!! Svegliami per ora di merenda……”
“Non c’è tempo. Beh no… io vado Nora, devo mettere ancora due cose in valigia e alle 5 ho il volo”
Nora si tirò su a sedere sul letto, repentinamente. Gli occhi stentavano ad aprirsi ed era spettinata in modo irrecuperabile.
“Bruce… “
“Tranquilla… Posso andare da solo, poi magari ti chiamo per salutarti, ok?”
Nora lo guardò scivolare fuori dal letto nudo, provando un notevole imbarazzo.
Si vestì poco (si infilò i pantaloni e indossò la camicia senza chiuderla) e si chinò a baciarla, come se fosse un marito amorevole che usciva per andare al lavoro. Si sentì male. Poi uscì.
Nora rimase sola. E all’improvviso si sentì morire. Se fosse finito tutto così sarebbe diventata matta. Non doveva finire, non doveva finire.
Saltò fuori dal letto ed un mal di testa feroce l’assalì, facendole quasi venire da vomitare. Decise che la sferzata gliel’avrebbe data una bella doccia.
Mentre l’acqua scorreva sul suo corpo nudo, si pentiva di tutti i dolcetti, i fritti, le bevande gasate e il non moto che avevano contribuito a disfare il suo corpo. E sì che forse sarebbe bastato poco… Invece il “vecchietto” era sì vecchietto, però si teneva in gran forma. Certo non era Stallone ma a sessant’anni suonati faceva la sua porca figura. Come aveva fatto a scegliere lei? Possibile che ci fosse in giro ancora qualche uomo che si faceva sedurre da un cervello o da uno sguardo, da un’improvvisa affinità elettiva? Non lo credeva. Eppure quelle erano le uniche motivazioni che riteneva plausibili per spiegare l’incredibile nottata che aveva appena trascorso. Ma ora? Quel senso di vuoto era insopportabile, doveva fare qualcosa. Le vennero in mente i suoi figli. Ma cosa stava pensando di fare? Sfasciare la sua famiglia inducendo tra l’altro un’altra persona a sfasciare la sua? Che schifo di persona sarebbe stata? Uscì dalla doccia, si asciugò. Si rimise addosso i vestiti – che puzzavano di fumo e leggermente di fritto –si sistemò i capelli, non senza difficoltà, e si truccò. Era brava a truccarsi, e il suo viso un po’ sfatto dalla nottata si trasformò in un bel viso maturo e colorito. Era l’una e mezza e iniziava ad avere fame. Uscì dalla sua camera ed andò a bussare a quella di Bruce.
Lui aprì la porta, ancora spettinato, ancora con la camicia aperta quasi come quando era uscito dalla camera di lei, non molto tempo prima. Rimase non poco sorpreso nel vederla: era carina, tutta sistemata così.
“Ehi… non sarai mica tu la donna con cui ho fatto l’amore stanotte…”
Nora lo guardò e sorrise.
“Io invece non ho dubbi…”
Bruce scosse la testa.
“Aahh… Vado nel panico quando devo rifarmi la valigia. Fossi stato qui una settimana sarei diventato pazzo. Ma grazie a Dio ho quasi finito. Entra”
Nora entrò… La stanza era in un disordine apocalittico. Assurdo, per esserci stato dentro solo poche ore aveva combinato una confusione inimmaginabile.
“Io ho fame: ti va di andare da McDonald?”
Bruce buttò un occhio all’orologio.
“Mi butto sotto la doccia e mi rivesto. Mi dai una ventina di minuti?”
Nora si sedette e aspettò. Rivederlo le aveva procurato un tuffo al cuore, ma ancora non sapeva cosa gli avrebbe detto. Continuò a pensare che quello che aveva in mente era molto invitante ma era fuori discussione. Allora: come si fa a scendere a patti con una cosa molto, molto invitante ma fuori discussione? Facile, non si scende a patti, è fuori discussione, chiuso l’incidente. E perché, perché sempre continuare a frustrare il cuore, il desiderio, la fantasia? Senso del dovere, impegno: aveva firmato un contratto sposando suo marito 7 anni prima. Se voleva continuare a guardarsi nello specchio avrebbe dovuto alzarsi e uscire. In televisione parlavano del concerto… eccolo lì, sudato, sorridente, la chitarra in spalla correre lungo il palco e guardare soddisfatto il suo pubblico. Ma a prescindere dalla fortunata follia della sera precedente, quando l’ammirazione per un cantante sfociava in un sentimento autentico, in qualcosa che riusciva a spezzare le catene delle unioni reali ed a trasformarsi a sua volta in qualcosa di consistente? Improvvisamente il viso dei suoi bambini le balenò davanti agli occhi.
Bruce uscì dalla doccia, avvolto nell’accappatoio.
“Ehi! Che fai…? Guardi la tv?”

Martedì prossimo la quinta parte.

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